- una confezione di patatine di quasi mezzo metro
- In un mese da McDonald si assumono 5 chili di grassi
- prima e dopo la cura
- L’evoluzione del corpo di Spurlock durante la cura
- Morgan Spurlock felice del suo primo bigmac
- Il poster di “Super size me”
- in un mese di trattamento McDonald ho ingurgitato 15 kg di zucchero
SUPER SIZE ME: il racconto filmato di 30 giorni vissuti a base di solo cibo prodotto da McDonald’s
Colpito dagli impressionanti numeri sul consumo di junk food negli Stati Uniti, dalla presenza capillare di fast food in ogni angolo del paese (ospedali compresi) e dalle statistiche su obesità e malattie legate alla cattiva alimentazione, l’esordiente regista newyorchese Morgan Spurlock decide di mettersi al centro di un esperimento durante il quale, seguito da un’equipe di medici e sottoposto ad analisi prima e durante la “cura”, dovrà consumare solo cibo prodotto da McDonald’s. Super size me (2004) è il racconto filmato dei 30 giorni di questo esperimento.
Senza indugiare su “casi umani”, e senza appiattirsi su tesi preconcette, il film fila via piacevole e avvincente approfondendo vari aspetti della questione alimentare, dalla pubblicità al ruolo delle mense scolastiche nell’educazione alimentare, dalle azioni di lobbying dell’industria del cibo alle cause legali intentate alla McDonald’s (significativa la linea di difesa “tutti sanno che il nostro cibo fa male alla salute, quindi se lo mangiate e vi ammalate è colpa vostra”).
Il cuore del film, con la trasformazione che il corpo del protagonista subisce in un solo mese di trattamento, è un crescendo che ci fa stare in apprensione per la sua salute.
Il documentario non ha una pretesa scientifica, ma il risultato è un’opera davvero interessante e piena di spunti che ci portano una bella iniezione di ottimismo.
Le immagini e i risultati delle analisi cui viene sottoposto il protagonista ci mostrano quanto siano devastanti gli effetti del cibo dei fast food: medici e ricercatori non ci hanno mentito, possiamo fidarci di loro, mangiare al McDonald’s fa davvero male.
Il film poi ci fa vedere che il corpo umano ha un naturale istinto alla sopravvivenza che lo porta ad adattarsi anche alle condizioni più estreme, come quelle di un organismo bombardato da cibi grassi, ipercalorici e super salati.
Il corpo reagisce, si difende, si adatta, cambia e sopravvive. E questa è davvero una buona notizia. È vero che, come avvertono i medici, se il trattamento fosse durato più a lungo le conseguenze sarebbero state irreversibili, ma a un mese di McDonald’s si può rimediare con un più o meno lungo periodo di vita sana.
Vedendo il film ci rendiamo conto che noi italiani abbiamo sì importato e subito molti aspetti della cultura americana, ma sul cibo abbiamo saputo difenderci.
Inoltre dal 2004 a oggi anche in America qualcosa è cambiato in fatto di informazione e di attenzione verso l’importanza di un’alimentazione corretta. McDonald’s ha vinto le cause in tribunale, ma ha deciso spontaneamente di ritirare il menu Super size dal quale il film prende il titolo (panino enorme, confezione di patatine da oltre 600 calorie e Coca Cola da quasi due litri).
L’ultimo aspetto positivo, forse quello che interessa di più a Cine.bio, è che Super Size Me è un film davvero divertente e ci dimostra che si possono fare documentari su argomenti importanti senza rinunciare all’aspetto ludico del cinema, così come si può avere un’alimentazione sana senza rinunciare al piacere del cibo.
Nel 2008 il comico Michael Blieden prendendo spunto da Super size me, ha prodotto un documentario analogo, Super high me (super sballato), durante il quale per 30 giorni ha assunto abbondanti dosi di marijuana.
Il documentario è scanzonato e divertente e i risultati del test (analisi mediche, test psicologici e test di intelligenza) cui il protagonista si sottopone sono, per certi aspetti, davvero sorprendenti.