La diffusione della resistenza agli antibiotici nelle catene di approvvigionamento alimentare è sempre più estesa.
L’Assemblea generale delle Nazioni Unite tenutasi il 21 settembre 2016 ha valutato anche il Piano d’Azione messo a punto dalla Fao per aiutare i paesi a sviluppare strategie di prevenzione.
Il problema è sempre più allarmante per il continuo aumento del rischio per la salute umana provocato dai ‘superbatteri medicina-resistenti’ connessi agli impatti per l’agricoltura.
Il maggiore uso e abuso di farmaci antimicrobici sia nella sanità umana che animale, spiega la Fao, ha contribuito a un aumento del numero di microbi patogeni resistenti ai farmaci tradizionalmente utilizzati per il loro trattamento, come gli antibiotici.
La disponibilità e l’uso di farmaci antimicrobici negli animali terrestri e acquatici e nella produzione agricola è essenziale per la salute e la produttività. Contribuisce alla sicurezza alimentare, e al benessere degli animali e alla tutela dei mezzi di sussistenza e la sostenibilità della produzione animale e vegetale.
Tuttavia, ci sono crescenti preoccupazioni globali sulla resistenza ai farmaci antimicrobici e antibiotici nel timore che la resistenza antimicrobica invertirà i guadagni precedenti. Negli esseri umani, la resistenza antibiotica minaccia di annullare decenni di miglioramenti nei risultati sulla cura della salute umana, con impatti diretti sulla capacità delle persone di vivere una vita piena e produttiva.
La resistenza antimicrobica si riferisce a micro-organismi, batteri, funghi, virus e parassiti, che hanno acquisito resistenza alle sostanze antimicrobiche. Anche se questo fenomeno può avvenire naturalmente attraverso l’adattamento microbico all’ambiente, esso è stato aggravato da un uso improprio ed eccessivo degli antimicrobici.
Il Piano d’azione predisposto dalla Fao ha individuato alcuni fattori che hanno contribuito ad accrescere la resistenza antimicrobica:
– la mancanza di regolamentazione e supervisione sull’utilizzo degli antibiotici in agricoltura e negli allevamenti,
– la scarsa aderenza della terapia,
– l’uso non terapeutico,
– le vendite non controllate soprattutto tramite internet,
– l’accresciuta disponibilità di prodotti contraffatti o di scarsa qualità.
Le conseguenze della resistenza antimicrobica riguardano sia gli animali ai quali vengono somministrati gli antibiotici sia i consumatori che si alimentano con cibi provenienti da animali trattati con antibiotici.
Queste conseguenze includono:
- l’incapacità di trattare con successo le infezioni animali e umane portando a un aumento della mortalità, alla malattia più grave o prolungata, alle perdite di produzione e alla riduzione di sicurezza del cibo.
- i costi più elevati per il trattamento e l’assistenza sanitaria. La Fao stima 10 milioni di decessi umani ogni anno e 2-3,5% di diminuzione globale del pil o 100 miliardi di dollari, entro il 2050.
Da qui il piano della Fao che prevede quattro azioni di intervento in ambito alimentare e agricolo:
– Migliorare la consapevolezza dei problemi della resistenza antimicrobica tra agricoltori e produttori, professionisti veterinari e autorità, politici e consumatori;
– costruire capacità nazionali per la sorveglianza e il monitoraggio della resistenza antimicrobica e l’uso antimicrobici negli alimenti e nell’agricoltura;
– promuovere le buone pratiche negli alimenti e nei sistemi agricoli con un uso corretto degli antimicrobici.
La Fao, infine, entro la metà del 2017 si propone di aiutare i governi a mettere a punto strategie nazionali per affrontare questo problema nel cibo e nei settori agricoli