Volano i consumi di finta carne (fake meat) negli States e in Cina. Non solo merito del coronavirus. Durerà? Non durerà?
La carne vegetale ha fatto il botto. Hamburger, polpette e salsicce a base di proteine vegetali (piselli, fagioli, soia e fave).
Tu chiamala come vuoi: carne vegetale, carne non carne, carne finta o fake meat.
La carne fatta con le piante (non con animali) vola sulle ali del coronavirus.
- Negli Usa il boom è partito a metà marzo: + 280% delle vendite in valore (rispetto al 2019)
- Anche in Cina c’è voglia di imitazioni vegetali. Della carne di maiale, soprattutto.
- in Europa è approdata solo da alcuni anni.
Cosa è cambiato?
È la paura o la voglia di sicurezza a far volare le bio-imitazioni di carne. Ma non solo.
- C’è la carenza di carne bovina in Usa e Canada. Chiusi alcuni grandi impianti di macellazione: sono focolai di coronavirus. Non consentono distanziamento sociale, i rischi di contagio sono altissimi.
- La produzione di carne vegetale è invece più automatizzata: meno manodopera a differenza della tecnologia “preistorica e distruttiva” su cui è basata la carne tradizionale (secondo i produttori di carne vegetale).
- Aumentano i consumi casalinghi: molti ordini, a ristoranti chiusi, sono partiti online direttamente dalle case dei consumatori.
- è un consumo etico. La carne finta è percepita e proposta come una mission: mangia la carne vegetale, salva il pianeta. Meno terra, meno acqua, meno emissioni.
- E fa tendenza: nel capitale delle industrie della finta carne (Beyond Meat, Impossible Foods e Before the Butcher) trovi, fra gli altri, Bill Gates e Leonardo Di Caprio. Anche per i suoi risvolti sull’agricoltura, l’ambiente e, in definitiva, la politica.
2019, carne vegetale da start up a industria di successo
Fino all’anno scorso era venduta soprattutto negli Stati Uniti. Lì, in dieci anni, ha raggiunto l’1% del totale della carne venduta.
Il 2019 è stato l’anno di maggiore successo per l’industria alimentare a base vegetale:
- fake meat e tutte le altre bio-imitazioni (bevande a base vegetale, yogurt, formaggi, salse spalmabili e sostituti delle uova) sono andati forte al dettaglio e nella ristorazione.
- Il 20% di tutti gli investimenti delle imprese alimentari Usa nel settore è avvenuto proprio nel 2019.
- anche le aziende produttrici di carne vera si vanno riconvertendo: almeno 1 su 5 ha investito anche nella fake meat. Tyson, Kellogg e Nestlé sono già entrati nel settore.
Problema, il prezzo (per ora)
Per ora l’hamburger di carne a base vegetale è più caro di quello ottenuto da proteine animali.
- 12-14 € in Italia. Negli Usa, un paio di polpette di Beyond Burger, può costare sui 12 $/kg, circa il doppio della carne macinata. I prodotti Beyond Meat, spesso 1 dollaro in più rispetto agli equivalenti di carne nei supermercati.
- Ma con la pandemia, e la carenza, il prezzo della carne vera è salito dall’8% al 30%.
Una bella opportunità di crescita per le bio-imitazioni. Beyond meat, ha già promesso una campagna di sconti per ridurre ancora di più il divario di prezzi.
C’è l’estate in arrivo, è la stagione dei barbecue. C’è spazio per conquistare anche i carnivori attenti a un’alimentazione più sana.
La battaglia sui prezzi è appena iniziata. Diverranno sempre più competitivi secondo gli esperti. Dovrebbe essere più economico ed efficiente produrre carne vegetale direttamente dalle piante piuttosto che coltivare piante per nutrire animali da trasformare in carne in hamburger o bistecche.
Perché costa di più?
- la materia prima proviene da altre filiere produttive: es pisello e soia sono coltivate per produrre mangimi e olio
- gli impianti per la produzione di finta carne sono concepiti per produzioni su scala ridotta
- il capitale di rischio che li finanzia è stato in gran parte assorbito da ricerca e sviluppo
Intanto è partita la caccia a prodotti alternativi alle proteine del pisello: ingredienti meno costosi come lupino o semi di girasole.
Buona anche per salute del consumatore?
Oggi i consumi di carne vegetale sono stimolati da:
- Motivi sanitari: i timori di un link tra consumo di carne e diffusione del coronavirus
- questioni etiche: lo sfruttamento degli animali.
- aspetti ecologici: l’industria della carne avrebbe un forte impatto ambientale molto maggiore rispetto alle proteine di origine vegetale
- benefici nutrizionali: meno grassi saturi, zero colesterolo, nè antibiotici, nè ormoni. Grassi, minerali, sapori e colori derivano tutti dalle piante
- benefici peraltro discussi: la carne vegetale può essere ricca di grassi saturi e sodio secondo gli allevatori di carne che hanno promosso uno slogan: “carne finta, vere sostanze chimiche” fino a paragonare la carne vegetale al cibo per cani
Quanto durerà l’impennata dalla carne vegetale?
Le industrie della “carne non carne” scommettono su un trend di lunga durata. Sulla crisi oltre che dei macelli, anche del modello produttivo.
Ma quanto peserà sui consumi il peggioramento dei redditi e la disoccupazione sempre frutto del coronavirus?
L’esperienza insegna che, purtroppo, almeno nel breve periodo, difficilmente si potrà assistere ad un aumento del carrello della spesa. Anche nella delicata fase di ripresa, le famiglie di solito sacrificano la spesa in valori e volumi. E, se le entrate non riprendono, anche la qualità ne fa le spese.
Felici, ovviamente, di essere presto smentiti.
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