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E se il cibo sano, giusto e vegano fosse prodotto da un big dell’industria agroalimentare a partire da allevamenti superintensivi? Cosa cambierebbe? L’alimentazione sarebbe meno “pura”?

Il film Hungry Hearts racconta del fanatismo delle ideologie, dell’illusione della purezza del cibo. L’America regala il solito bagno di pragmatismo. Prendi il caso dell’hamburger a base di piselli.

Beyond meat è la famosa start up degli hamburger vegetali. Il 5% è stato acquisito di recente da Tyson foods, big statunitense dell’industria della carne. Davide e Golia, agli antipodi non solo per le dimensioni economiche:

  • Beyond meat (oltre la carne), californiana, produce quello che con un pò di retorica (e di marketing) è stato definito “cibo del futuro” ovvero “carne” di manzo, maiale o pollo ottenuta a partire da vegetali (ad es. piselli).  Vedi il Beyond burger  beyond burger
  • Tyson food è una multinazionale americana leader nella produzione di carne (polli, bovini, suini) oggetto nel tempo di dure critiche per i suoi allevamenti intensivi  a base  di antibiotici e ormoni . “Impero della violazione dei diritti animali” secondo i vegani pollo
  • Beyond meat non parla di profitti, ma cammina sulle ali di nobili ideali, vuole risolvere quattro problemi, i cavalieri dell’Apocalisse: cambiamento climatico (gli allevamenti sarebbero la principale causa dell’aumento dei gas serra), maltrattamento animali (negli allevamenti intensivi), spreco di risorse naturali (occorrono molta terra, energia e acqua per allevare animali), malattie umane.
  • Beyond meat ha tra i suoi finanziatori anche alcuni giganti del web come Bill Gates e i fondatori di Twitter: rivoluzionari che non perdono mai di vista il mercato.
  • Tyson food non è nata con l’obiettivo di cambiare il mondo-proteggere il pianeta-favorire il benessere delle persone, ma si è forse ispirata ad Aristofane: “L’uomo saggio impara molte cose dai suoi nemici”. Stimolato, fra l’altro, dalla lettera di 40 investitori “pesanti” (1.250 miliardi di $ gestiti) indirizzata a 16 grandi aziende alimentari: “cambiate materie prime, passate dalla carne ai vegetali per ridurre i rischi per l’ambiente e per la salute”.soia

Insomma l’etica è trend di mercato…perché non approfittarne? Non è avvenuta la stessa cosa nel settore biologico?

  • Tanti marchi “naturali” passati nelle mani di grandi aziende. Talvolta con qualche problema di ingredienti talvolta aumentando i fatturati.
  • Vedi  WhiteWave,  società  lattiero-caseario specializzata in prodotti biologici di origine vegetale, inventrice del latte di soia Silk. Acquisita da Dean Foods, numero 1 del lattiero-caseario con grande disappunto dei vegani. Ora sotto il controllo di Danone.
  • Dichiara che vuole “cambiare in meglio il modo in cui il mondo mangia”. Quotata in borsa, è tra le migliori società su cui puntano gli investitori.

E quando l’etica fa i conti con il mercato svende, forse, i valori etici. Ma fa aumentare quelli di borsa. La rivoluzione del benessere è anche questo.

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  • Sandrino ha detto:

    Quando nacque il biologico bisognava spiegare ai consumatori che non si trattava di prodotti spontanei ma di prodotti ottenuti con un sistema particolare di agricoltura che prevedeva tra l’altro un minor impiego di pesticidi e di fertilizzanti chimici . Poi arrivarono gli aiuti economici per gli agricoltori che si convertivano dal convenzionale al biologico e quindi ecco il primo passo verso il business. Poi è arrivata la promozione dei prodotti bio verso i consumatori che si lasciano sempre guidare… Ecco che allora la stessa cosa si sta verificando per i cultori delle diete vegane e vegetariane di cui fino a qualche anno addietro, la maggior parte dei consumatori non conosceva neppure la differenza.
    Ed ancora le mode e il fai da te ha colpito anche la celiachia conosciuta fino a qualche decennio addietro come una banale e fastidiosa disfunzione intestinale. Una recente ricerca di mercato ha stabilito che molti si autodiagnosticano una intolleranza al glutine, anche senza avere nessun sintomo classico per tale intolleranza, per cui vanno alla ricerca di cibi free gluten. E’ quindi più che giustificabile che chi produce alimenti si sforzi di assecondare queste richieste e mode dei consumatori in modo da assecondare la sua vocazione imprenditoriale di fare profitto. Ovviamente ne consegue anche, che gli operatori agroalimentari come vengono chiamati dalla legislazione comunitaria e nazionale, mettano in campo tutte le loro armi per stimolare, e accrescere i desideri dei consumatori accrescendo in loro anche la convinzione che chi produce prodotti bio, per vegani e per intolleranti al glutine, lo fa “solo” perché vuole loro garantire la loro buona salute. Per ogni stagione c’e un fine che giustifica i mezzi come diceva il Machiavelli: prima era la polpetta di manzo a far bene alla salute dei consumatori, ora è la polpetta vegana di piselli che soddisfa e nutre meglio!