Tramite le presenti righe sigleremo al Maiuscolo il volto naturalistico (il “ciuffo/d’erba”) dell’Ambiente extraurbano
Domanda. Perché intendiamo inondare di luce l’ecosistema/verde? Risposta. Perché nutre pedagogicamente la mente e il cuore delle giovani generazioni: l’infanzia, l’adolescenza e la giovinezza.
Affermiamo, dunque, che il Ventunesimo secolo va battezzato nel nome e nel segno della Natura. Nel senso che l’istruzione delle giovani generazioni deve porre alla sua “rotonda” il Pianeta/terra quale grande libro di lettura, primo alfabetiere ecologico.
Auspichiamo che la Scuola reciti finalmente la sua permeabilità ai valori ambientali, la sua disponibilità a colorare di verde il proprio curricolo formativo.
Per rinforzare concettualmente questi obiettivi, teorizziamo un Manifesto dell’educazione ambientale, una Carta degli intenti pedagogico/didattici scandita in Sei tesi.
TESI 1: IL GIOIELLO/AMBIENTE INNOVA L’ISTRUZIONE
Una scuola aperta all’Ambiente naturale qualifica profondamente il suo modello formativo, in quanto:
(a) attiva il principio della motivazione (curiosità) e della partecipazione attiva degli allievi (il fare) nella scoperta dei perché e della loro risposta (quando sono alla loro portata linguistica e logica);
(b) rispetta i ritmi/tempi individuali degli alunni, l’apprendimento su misura;
(c) assicura il rispetto della progressione graduale delle conoscenze;
(d) permette agli allievi di verificare direttamente i saperi acquisiti: l’Ambente offre retroazioni immediate informando gli scolari sulla correttezza delle loro interpretazioni);
(e) permette di non scindere mai il momento dell’istruzione da quello dell’educazione, perché gli alunni vengono coinvolti integralmente (emotivamente, socialmente, affettivamente) nell’avventura cognitiva.
Prima riflessione amara. La Buona Scuola renziana é indifferente al verde che colora l’Ambiente.
TESI 2: IL GIOIELLO/AMBIENTE NUTRE LA MENTE
Sono tre i traguardi formativi possibili tramite un rapporto di reciprocità formativa Scuola e Ambiente naturale.
- Espone una cifra/cognitiva” che qualifica l’Ambiente a banca delle conoscenze.
Il paesaggio si presenta in forma di libro di lettura, ricco di pagine scritte sia con i segni/tracce del passato, sia con i linguaggi del presente: suoni, forme, distanze, colori, tessiture, suolo, vegetazione, fiumi, monti, mari et al.
- Espone una cifra/estetica che qualifica l’Ambiente a bottega della fantasia.
Il paesaggio si offre da quaderno dell’immaginario, da lavagna dell’invenzione, da manuale della creatività. Si propone alla Scuola da alfabeto reinventabile tramite la grammatica della fantasia di cui è equipaggiato nella eccitante dimensione ecologica.
- Espone una cifra/etica che fa sì che le giovani generazioni prendano coscienza del parallelismo esistente tra salvaguardia dell’Ambiente e qualità della vita urbana. Possibile attivando una pratica ecologica che funga da risposta valoriale contro ogni forma di abuso e di violenza nei confronti dei patrimoni paesaggistici e naturalistici.
Seconda riflessione amara. La Buona Scuola renziana foraggia una mente coccodé ostile ai saperi ecologici.
TESI 3: IL GIOIELLO/AMBIENTE DA’ VOCE ALLA RICERCA
Sul piano educativo ci sembra remunerativo tingere d’Ambiente i programmi della Scuola inaugurando un vero e proprio curricolo verde.
Come? Utilizzando didatticamente il mondo della natura come manuale di conoscenze capaci di fungere da scolorina nei confronti dei mediatori didattici – un po’ stereotipati – che rispondono al nome di sussidiari, manuali, album, poster, schede, power-point et al.
In altre parole. I linguaggi, i saperi e i valori colti nell’Ambiente sintonizzano puntualmente con le grammatiche e le logiche interpretative dell’allievo. Con il risultato – tutto pedagogico – di tenere viva la sua motivazione e la sua partecipazione alla ricerca/scoperta del territorio tinto di verde: decifrando le forme, i colori, le tessiture, le consistenze, le temperature dei paesaggi che fanno da scenografia ai palcoscenici naturalistici.
Terza riflessione amara. La Buona Scuola renziana trascura i curricoli verdi.
TESI 4: IL GIOIELLO/AMBIENTE REGALA COMPETENZE
Una Scuola aperta all’Ambiente naturale é nelle condizioni di assicurare il “passaggio” da saperi scolastici inossidabili, gerarchici, longitudinali a saperi scolastici mutevoli, ecosistemici, trasversali. Siamo al cospetto di una Scuola che scommette culturalmente vuoi sul tavolo monodisciplinare, vuoi sul tavolo interdisciplinare.
Di più. Scommettere su questo secondo tavolo significa dotare gli allievi di più/intelligenze, ponendoli nelle condizioni cognitive di mettersi da più punti di vista disciplinari, più modi di pensare e capire il mondo, di innescare più cristallini cognitivi per interpretare il proprio universo di cose e di valori.
Scommettere sul tavolo/interdisciplinare significa, inoltre, dotare il curricolo di molteplici e diffusi saperi “caldi”. Cioè a dire, conoscenze dirette, problematiche, mobili: colte in tempo reale attraverso i linguaggi della corporeità (con la vista, con la mano, con l’udito) a contatto con la realtà ambientale.
Infine, una Scuola aperta all’Ambiente naturale può facilitare l’integrazione scolastica dell’infanzia e dell’adolecenza “disabile”. Considerare l’Ambiente come primo alfabeto, primo libro di conoscenza permette a questa di entrare nei processi di socializzazione e di alfabetizzazione a partire dal suo mondo di cose e di valori.
Quarta riflessione amara. La Buona Scuola renziana é anoressica ai saperi interdisciplinari.
TESI 5: IL GIOIELLO/AMBIENTE PROMUOVE LA RICERCA
Una Scuola aperta all’Ambiente naturale pratica il metodo della Ricerca-azione. Gli ecosistemi verdi si offrono da fertili terreni esplorativi e inquisitivi che suggeriscono una stretta interconnessione tra i problemi ambientali e la metodologia di una ricerca-su-campo che elevi l’Ambiente a teatro di recita quotidiana.
La Ricerca-azione gioca la sua partita didattica sul tavolo dell’Ambiente contribuendo a risolvere l’antica controversia pedagogica tra educazione e istruzione, tra visione bambinocentrica e visione culturacentrica dei processi di relazione e di alfabetizzazione.
Quinta riflessione amara. La Buona Scuola renziana ha gli occhi chiusi sulla Ricerca-azione.