Attenti alle spezie made in India. Ai residui di pesticidi, alle micotossine e ai coloranti illegali. L’India controlla il 45% del mercato globale delle spezie che ora sembra traballare per il numero crescente di adulterazioni, l’eccesso di pesticidi e la presenza di micotossine
Stop dagli importatori -Diversi paesi importatori hanno già presentato reclami sulla qualità dei prodotti, soprattutto su cumino, peperoncino e pepe. Molti paesi hanno chiesto prodotti di qualità e norme più severe. Già si nota un rallentamento dell’export che era aumentato del 25% nel 2012-13, ma solo del 9% nel 2014-15.
Controlli più stretti – Soprattutto in America, Europa e Giappone, si è stretta la maglia dei controlli soprattutto per i limiti massimi di residui di pesticidi, micotossine e di contaminazione microbiologica.
Contromisure – Commercianti e gli esportatori sono incontrati per discutere le misure correttive. Per ridurre il problema dei pesticidi nelle spezie, l’industria prevede di collaborare con gli agricoltori e sarà presto costituita anche una speciale task force sulle sofisticazioni.
Si fa strada anche l’ipotesi della coltivazione biologica delle spezie. In particolare per zenzero, curcuma, spezie a base di erbe, peperoncino, assistendo gli agricoltori per ottenere la certificazione biologica. Programmi di formazione di miglioramento della qualità per gli agricoltori sono in corso in tutte le regioni.
Laboratori di analisi – Lo Spices Board India ha creato laboratori di analisi nei sette principali punti di esportazione, ha introdotto test obbligatori per la presenza di residui di pesticidi, micotossine e coloranti illegali nelle spezie da esportazione. Sta infine creando un Centro di Eccellenza per l’analisi dei residui di pesticidi e la contaminazione microbiologica a Mumbai.