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Senza trattamenti di difesa dalla avversità il 30-40% dei prodotti alimentari andrebbe perduto. Con i trattamenti c’è sempre il rischio residui nel cibo quotidiano, dall’ortofrutta ai cereali.

Il futuro della difesa delle coltura è sempre più bio, non solo biologico, ma bioagrofarmaci, prodotti a base naturale per il controllo dei patogeni e parassiti delle piante da affiancare ai biofertilizzanti per promuovere la crescita vegetativa senza effetti inquinanti sull’ambiente.

Più rispettosi dell’ambiente, a più basso rischio residui, più sostenibili. Ormai tutti i big dell’agroindustria sono attivi nel settore e stanno sfornando nuovi prodotti.

Parte ora anche un progetto europeo per sviluppare bioagrofarmaci e metodi alternativi ai pesticidi di sintesi chimica.  Si chiama Interfuture, finanziato dalla Commissione europea: diversi centri di ricerca europei e industrie private con coordinamento italiano, la Fondazione Edmund Mach (Fem) in prima linea nella ricerca di bioagrofarmaci.

Il progetto vuole sfruttare i microrganismi associati alla pianta e i loro metaboliti,  il “microbioma delle piante”. L’obiettivo della ricerca è mettere a punto bioagrofarmaci di prossima generazione.

Tutti i partner coinvolti sono altamente specializzati in innovazioni per l’agricoltura:

  • Università di Reims Champagne-Ardenne in Francia,
  •  Università di scienze naturali di Vienna,
  • Università di Newcastle, Università di Nottingham nel Regno Unito,
  • Università degli studi del Molise.

Le industrie associate sono:

  • la spagnola Desarrollo Agrícola y Minero,
  • S.A.(Daymsa), Inoq GmbH in Germania,
  • BIPA e BioBest in Belgio
  • l’inglese Azotic Technologies Ltd.

Il progetto prevede 11 dottorati di ricerca industriale, assoluta novità nel panorama accademico europeo. Fa parte delle azioni Marie Skłodowska-Curie Actions (MSCA) del programma Horizon 2020 il più grande programma europeo di finanziamento della ricerca.