Per un sistema integrato scuola-città-natura
La scelta ideologica renziana a favore del libero/mercato anche nel settore della Formazione – vedasi la sua Buona/Scuola (d’ora in poi BS) – ha quale inevitabile effetto sismico il licenziamento dello Stato dal suo antico e consolidato compito democratico di garantire alle giovani generazioni l’ingresso e l’uscita dalla Scuola di tutti.
Di più. L’opzione “neoliberista”- antidemocratica del nostro Presidente del Consiglio è intitolata allo slogan più Società meno Stato.
Conseguentemente, sottrae e nega al sistema di Istruzione (alle sue articolazioni periferiche) il dovere di programmare e finanziare le linee di crescita e di sviluppo del capitale alfabetico del belpaese.
Siamo al cospetto di una linea antiriformistica che flirta, senza pudore, con una politica scolastica che punta direttamente al cuore dello Stato, al quale chiede – brutalmente – di abdicare ai suoi legittimi compiti Costituzionali che sono di direzione del modello di crescita economico/sociale e di gestione dei servizi assistenziali, scolastici e culturali della nostra penisola.
In sintesi si chiede allo Stato di autodecapitarsi, mozzando di netto la propria testa: dando l’addio ad ogni fantasia politica, vocazione alla programmazione e al ruolo di sentinella di democrazia sociale e di pluralismo culturale.
La nostra speranza è che albeggi nelle politiche formative del belpaese un sistema di istruzione popolato di Laboratori e disseminato di Aule didattiche decentrate.
Gli uni e le altre chiamate a dare vita ad habitat alfabetici in grado di approdare nell’isola dei saperi trasversali: complessuali e sistemici. Su questa, va giocata la partita a scacchi intitolata sia alla comprensione/ricostruzione dei saperi ufficiali del curricolo, sia alla partecipazione al mondo di cose e di valori in cui si trovano a vivere le nuove generazioni.
Soltanto se abiteranno i Laboratori (sedi di linguaggi grafico-pittorici, musicali, iconici, teatrali e manipolativi) e le Aule didattiche decentrate (urbane ed extramoenia) gli allievi potranno denunciare un’istruzione pubblica che ha occhi soltanto per allevare scolari/pappagallo.
Rinforziamo il concetto.
La Scuola ha il compito di disporre di Laboratori e di Aule didattiche decentrate se intende fruire del pass-pedagogico dove dimorano allievi/usignoli.
Fornendo loro diffuse competenze immaginativo/trasfigurative, ineludibili per guardare e per capire il mondo con la testa all’insù.
L’alternativa è dunque un sistema formativo integrato Scuola-Città-Natura nel nome e nel segno di linguaggi freschi di giornata: i soli in grado di azzardare lo scandalo dell’immaginario e della fantasia.
Disponendo di tale conto-in-banca, la Scuola potrà aprire i propri sentieri culturali all’emozione dell’apprendere, alle rotture cognitive e alle trasgressioni interpretative.
A partire dai contesti verdi, affermiamo che l’ambiente sociale si propone da inesauribile paniere linguistico dove gli allievi frugano e scoprono – autonomamente – un’estesa galleria di “lemmi” sconosciuti e inediti.