- freeket
- quinoa
- triticale
- farro
- kamut
- avena
- semi di chia
- miglio
Grani integrali, possibilmente antichi, che passione. Crescono, inarrestabili, nella dieta di quasi due terzi (64%) degli americani. Ultimi cinque anni.
Cereali come frumento, miglio, farro, sorgo, riso nero, freekeh (Triticum turgidum var. Durum) o altre specie come i semi di quinoa, grano saraceno (Fagopyrum esculentum), teff, semi di chia, semi di lino, e amaranto. Per essi i consumatori spendono ogni giorno di più perché vogliono dire fiducia nella loro salubrità, sapore, antiche tradizioni di coltivazione, elevate proprietà nutrizionali, digeribilità. Qualche numero.
Sono presenti in:
- 11.000 diversi prodotti
- 55 paesi
Chi guida il boom dei menù nell’ultimo anno:
- Kamut (+ 67%)
- Sorgo (64%)
- Miglio (46%)
- Quinoa (33%)
- Amaranto (29%)
- Bulgur (24%)
E le stime parlano di un ulteriore crescita nelle liste dei ristoratori:
- Farro (+105%)
- Kamut (92%)
- Quinoa (34%)
- Miglio (15%)
- Teff (11%)
Anche l’Italia, modaiola più che mai, insegue l’onda. Ci sono gli chef che propongono i grani antichi siciliani come Giovanni Galesi, del ristorante Cenobio dell’Antico Convento dei Cappuccini di Ragusa Ibla .
Dal senese parte invece un tentativo di riscossa dalla crisi del settore cerealicolo. Per tutelare la varietà Senatore Cappelli è stato creato un consorzio fra sette aziende agricole ad Asciano.
Guadagneranno più delle migliaia di produttori che oggi lavorano sottocosto per produrre la materia prima del pane e della pasta? Magari sì.