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Una lunga tradizione di studi dimostra che anche le piante provano emozioni, comunicano attraverso i profumi e i colori, entrano in contatto con l’uomo grazie a una misteriosa percezione extrasensoriale.

Si è attribuito a profumi dei fiori anche un ruolo in processi vegetativi: questi composti volatili dispersi nell’ambiente potrebbero non solo respingere gli erbivori, attirare i loro predatori o richiamare gli impollinatori, ma anche funzionare come segnali diretti a piante vicine o a parti sane di una pianta infettata per attivare specifici geni di difesa.

I modi in cui le piante si proteggono contro insetti nocivi e patogeni utilizzando composti segnale, è l’ambito di studi del chimico Wilhelm Boland, capo del Dipartimento di Chimica Bio-organica all’Istituto Max Planck di Ecologia chimica di  Jena, che ha contribuito largamente alla ricerca in questo campo con il suo studio Sopravvivere con gli odori: le piante contro gli erbivori.

Secondo Boland molte piante avvertono il pericolo e reagiscono chiedendo un aiuto e avvisano le piante vicine perché si comportino in modo conforme.

fagioli-limaUna strana ed efficace strategia di difesa è messa in atto dal “fagiolo di Lima”, il Phaseolus lunatus L. Quando c’è un pericolo, la pianta lo avverte e reagisce, ad esempio quando un bruco si appoggia sulla foglia, appena questa percepisce la saliva dell’invasore, i geni della pianta entrano in azione favorendo la generazione di una sostanza volatile dal profumo simile a quello di lavanda, che viene poi espulsa attraverso gli stomi delle foglie. Le vespe richiamate da questo odore accorrono aggredendo i bruchi, pungendoli e iniettando nel loro corpo delle uova. Ma non è tutto: questo profumo di lavanda che aleggia nell’aria diventa un segnale d’allarme per le altre piante che, attivandosi a loro volta, lanciano lo stesso odore richiamando gli insetti. I ricercatori, estendendo le loro indagini, hanno riscontrato lo stesso comportamento difensivo anche nel mais, nei fagioli borlotti, Phaseolus volgaris L., e altre specie vegetali.

Questo studio è molto importante, non solo aiuta a comprendere parte di quei meccanismi che hanno consentito l’evoluzione vegetale, ma anche per il valore di queste ricerche legato alle varie applicazioni che ne possono derivare.

Le piante producono una gran varietà di sostanze chimiche che si pensa le proteggano dall’attacco di erbivori o patogeni.

L’etene (o etilene) è il più semplice degli alcheni, idrocarburi insaturi aventi un doppio  legame covalente tra due atomi di carbonio, la sua formula chimica è C2H4, a temperatura  e pressione ambiente si presenta come un gas incolore, dal lieve odore dolciastro. L’etene è un fitormone che viene sintetizzato dalle piante a partire dall’amminoacido metionina, parzialmente stimolate dal fitoormone auxina. Come ormone, influisce sulla germinazione e sull’invecchiamento della pianta. È un gas inodore, innocuo e insapore. Provoca la maturazione dei frutti, lo sviluppo dei germogli, la caduta delle foglie in autunno e la morte di parti della pianta. Particolarmente ampia è la gamma di risposte modulate dall’etene allo stress dovuto a parassiti o rotture della pianta.

In quanto gas, si trova in tutti gli spazi intracellulari. Uno dei più interessanti gruppi di sostanze usate come mezzi di comunicazione è composto dai glucosinolati, una classe di metaboliti solforati. I frutti e le verdure raccolti sono da considerare a tutti gli effetti prodotti ancora vivi, nei quali proseguono i processi biologici. Alcuni frenano la maturazione altri continuano a evolvere e maturare. Responsabile di questi meccanismi è l’etilene che viene prodotto da moltissimi tipi di frutta e ortaggi in proporzioni variabili.

A photo by Annie Spratt. unsplash.com/photos/SVR0YpsHH-8Sono grandi produttori di questo gas le mele, le albicocche, i fichi, i cachi, le banane, i kiwi, i manghi, le pesche, le pere, le prugne, i cocomeri, i meloni e i pomodori. Tutti questi prodotti hanno quindi la capacità di accelerare molto la maturazione e il conseguente rapido deterioramento del resto della frutta. Per questo motivo dovrebbero essere tenuti a debita distanza dagli altri.

Questa caratteristica dell’etilene viene anche sfruttata dagli agricoltori che spesso raccolgono i loro prodotti ancora acerbi per poi, una volta a destinazione, riattivarne la maturazione.