Cavalcare l’onda del salutismo non è un’operazione banale. Per il mercato della nutraceutica si stima una crescita del 7,8% annuo di qui al 2020. I cibi naturali, biologici e funzionali hanno incassato un + 11% nell’ultimo anno negli Usa.
Eppure gli esperti si chiedono come mantenere questi ritmi. Questione di fiducia, quella dei consumatori.
Etichette chiare è la prima risposta
- Cresce l’attenzione del consumatore verso l’origine, i metodi produttivi, alla qualità degli ingredienti, meglio se naturali. E molte industrie mettono all’indice coloranti e sapori artificiali.
- Vince anche l’etichetta-free che talvolta profuma un po’ di terrorismo alimentare, ma funziona: i cibi gluten-free non servono se non siamo celiaci… eppure tirano. Gli ogm fanno male? Una domanda superata: il consumatore vuole l’ogm-free e l’industria si adegua. Un esempio per tutti è la multinazionale Cargill che da quest’anno ha avviato la produzione di mais e soia ogm-free.
- Gli altri grandi driver dello storytelling di un prodotto? Impatto sociale, ambientale, benessere animale. Ne riparleremo.
Ma nuovi prodotti ed etichette non garantiscono il successo di mercato. Anzi, occorre dimostrare al consumatore che le promesse vengono mantenute. O si perdono milioni di investimenti. Come si fa?
Prove scientifiche è l’altra risposta: ditelo con una ricerca
- Ci vuole uno studio o più studi per raccontare e rassicurare circa i benefici dell’integratore o dell’alimento naturale di turno lanciato sul mercato.
- Oppure un esperimento per farci cambiare abitudini, per dimostrare cosa c’è di sbagliato nel nostro stile di vita e come potremmo vivere più a lungo scegliendo un diverso alimento.
- O per suggerirci, infine, di cominciare sin da piccoli con i nuovi superalimenti.
La buona scienza sarà oscurata dalle esigenze del marketing?
Non è detto, ma potrebbe. Certo, il business è enorme. Diciamo multimiliardario. Questo è l’elenco dei big di mercato in campo nutraceutico: Cargill, Cadbury, BASF, Bayer Healthcare, Clif Bar & Company, Johnson and Johnson, Jordan Cereals, Herbal Life, Archer Daniels Midland, E.I. du Pont de Nemours & Company, Koninklijke DSM N.V., Associated British Foods.
Tutti impegnati a migliorare salute e durata della nostra vita. Come sopravvivere al bombardamento mediatico degli studi e delle ricerche sui benefici (e i malefici) di alimenti e integratori? E alle ansie del terrorismo alimentare?
La trasparenza dei rapporti tra consumatore e produttore di alimenti è fondamentale e può essere garantita solo da una corretta e regolamentata etichettatura. Il 14 dicembre 2016 entrerà in vigore l’obbligo dell’etichetta nutrizionale che va ad aggiungersi a quella sulle indicazioni salutistiche conosciute con l’acronimo di claims. Ebbene oltre alle regole sull’etichettatura è necessario educare il consumatore a leggere e capire le indicazioni riportate sulle etichette in modo da difendersi dal terrorismo mediatico che diffonde studi pseudo scientifici con risultati anche poco fondati. Gli addetti ai lavori come sono le persone che scrivono su questo blog sanno bene che le conclusioni di molte ricerche scientifiche circa i presunti benefici di alcuni alimenti o integratori, si basano spesso su pochi elementi analitici o su metodiche non puntuali ed attendibili. Purtroppo molte volte si tratta di lavoretti fatti solo per riempire i curricula dei ricercatori di qualsiasi parte del mondo e aiutarli a fare carriera (tutto il mondo è paese….) ma che finiscono in rete e nella globalizzazione dell’informazione. Bisogna spiegare ai consumatori che se i risultati di queste ricerche sono validi potranno trovarli citati sull’etichetta del prodotto o degli alimenti. L’Efsa svolge ufficialmente proprio questo lavoro di analizzare documenti scientifici per autorizzare o meno l’indicazione salutistica corrispondente in etichetta e in ogni altra forma di presentazione del prodotto stesso.