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Fioriscono in Francia i supermercati cooperativi

Mentre i big della gdo si interrogano sulla spesa del futuro (Online? Con lo smartphone senza casse? 24 ore su 24? Tecnologia, rapidità o servizi?) arriva l’alternativa dal volto umano. Etica.

Grande qualità (prodotti sani e tracciabili) a piccoli prezzi e una condizione: lavorare nel supermercato. Condividere il proprio tempo e il proprio lavoro. Senza capi e pochi ruoli.

Se vuoi fare la spesa nei nuovi templi del consumo alternativo devi:

  • essere socio (chi non è socio non può fare la spesa)
  • lavorare per la cooperativa ovvero il supermercato. Tre ore al mese: alle casse, all’amministrazione, alle pulizie, agli acquisti o magari nei campi a produrre…qualunque competenza è benvenuta.
  • investire un piccolo capitale nella cooperativa
  • gestirla collettivamente in piena trasparenza (acquisti, vendite, amministrazione, gestione)

Tra Francia (a Parigi, Nantes, a Grenoble, Tolosa, Bordeaux…) e Belgio sono stati aperti di recente 11 supermercati cooperativi.  Molti sono in procinto di. Appartengono a chi li frequenta e li fa vivere.

Sono soci e consumatori critici. Nel senso che vogliono e scelgono:

  • prodotti in gran parte biologici
  • a filiera corta (locale, artigiane sono parole chiave)
  • da commercio equo-solidale.

Vogliono un’alternativa:

  • ai prodotti di massa
  • alla grande distribuzione

Il primo supermercato cooperativo di Lione, Demain, si racconta così:

https://youtu.be/Eezo0QC40pI

Il modello ha già 40 anni. È Park Slope Food Coop  creato a Brooklyn  nel 1973 da un gruppo di hippy. Il primo supermercato cooperativo oggi ha circa 17 mila soci e, ovvio, 17mila lavoratori. Tuttora attivo nonché molto battagliero sul fronte consumeristico.

Un sistema volontario, autogestito e interconnesso che consente di risparmiare dal 20 al 40% sui prezzi. Ai soci garantisce “prodotti sani con prevalenza di prodotti biologici e integrali nel rispetto dell’ambiente e delle diversità”. Spesso venduti senza packaging per ridurre l’impatto ambientale. E decisioni collettive circa i prodotti da acquistare, le quantità, i prezzi.

Imitato a Londra da The People’s supermarket  che alla voce “chi siamo” spiega: “Vogliamo sapere da dove vengono i nostri prodotti, come sono stati prodotti, cosa contengono”.  Sempre la stessa molla.

Quell’onda del cibo sano e trasparente che ha fatto registrare nella Francia del 2016, per la prima volta dopo 10 anni, una frenata degli acquisti nei supermercati. Un -0,2% che rivela nuove tendenze e comportamenti: -8% il latte, -6% lo zucchero, -5% bevande e succhi di frutta. Ma +18% il biologico.

Vuol dire cibo sì, ma sicuro. Il nostro mantra quotidiano. Ancora un caso di disintermediazione, di sharing economy. Gestito dal basso.

Dicono in Francia: “Siamo alla ricerca di un senso a tutti i livelli: la piena trasparenza sui prodotti che mangiamo e con i quali nutriamo i nostri figli, il desiderio di diventare attori del consumo, il desiderio di creare una società più umana, più solidale. Una presa di coscienza e allo stesso tempo un impulso per uscire dalla crisi e cambiare l’equilibrio sociale nel nostro paese! “.  Cose che fanno la differenza.

E per vedere il rapporto con i produttori di cibo, gli agricoltori ecco il video della Cagette