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L’officinale che incuriosisce per le grandi dimensioni delle foglie

Messaggio di whatsapp con foto: “Laura, tu che ti intendi di piante…che cos’è questa?” . emoji domanda

Altro bipbip con immagine: “Conosci questa pianta…qui in montagna è pieno!?

Ancora: “Ma cos’èèèè: Bardana???”

Diversi amici negli ultimi tempi mi hanno inviato s.o.s. per riconoscimenti floristici, la pianta era sempre la stessa:  Fanfaraccio, in arte Petasites officinalis Moench.           emoji perplesso

Molti di voi l’avranno sicuramente notato e si saranno incuriositi per le grandi dimensioni delle foglie che possono raggiungere anche gli 80×50 cm.

Lungo i fiumi e nei boschi

Camminando in montagna sui 1000-1500 metri di altitudine lungo i fiumi, nei boschi e in generale nei luoghi più umidi e ombrosi è impossibile non soffermare lo sguardo sul fanfaraccio e pensare a un ombrello o un cappello.

Infatti il suo nome, Petasites, deriva proprio da quello di un cappello a larghe falde (Petàsos) usato dagli antichi per coprirsi la testa e ripararsi dalla pioggia.

  • In passato questa pianta era molto utilizzata per curare o prevenire diverse malattie.
  • Oggi cresce prevalentemente spontanea e raramente viene coltivata.

Due principi attivi molto ricercati

petasina_fanfaraccio formula chimica

petasina_fanfaraccio

Questa specie officinale è ricca di due principi attivi molto ricercati in fitoterapia:

  • la petasina
  • l’isopetasina.

L’attività in vitro di questi costituenti si è dimostrata simile a quella della papaverina presente nel papavero; in caso di costipazione delle vie aeree superiori stimolano la muscolatura bronchiale generando un’azione spasmolitica.

Gli antichi lo usavano per

Il fanfaraccio fin dall’antichità è stato utilizzato per

  • calmare l’asma
  • e le riniti allergiche anche grazie all’azione delle mucillaggini presenti nelle grandi foglie.
  • Gli effetti benefici delle mucillaggini, poi, si manifestano anche a livello gastrico attenuando l’acidità di stomaco.

Altri costituenti del Petasites officinalis sono: colina, inulina, eliantenina, prodotti a base di zolfo, acido protocatechico, alcaloidi pirrolozidinici, flavonoidi, cloruro di potassio, sinantrina, potassio, calcio e manganese.

Come cucinare il fanfaraccio

Il fanfaraccio è commestibile, ma non bisogna eccedere nel suo consumo in quanto è una pianta che contiene alcaloidi.

I gambi più giovani si possono lessare in acqua salata o friggere in una pastella di farina, birra, olio e sale.

 

Curiosità soddisfatta?

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