Come funziona la macchina degli aiuti alimentari dopo eventi catastrofici?
La tragedia del terremoto che ha distrutto Amatrice e Accumuli e ha gravemente danneggiato altri paesi limitrofi lasciando una scia di circa 300 morti e quasi altrettanti feriti, ripropone alcune considerazioni sul sostegno alimentare ai superstiti e agli sfollati nelle ore e giorni immediatamente seguenti all’evento.
Ma ripropone anche il vecchio adagio secondo cui gli aiuti alimentari aiutano prima di tutto e forse in misura maggiore, chi li dispone rispetto a chi li riceve.
Oggi il sistema degli aiuti alimentari alle popolazioni sfollate per un evento catastrofico è affidato ad un’organizzazione che si chiama Protezione civile che, come ad Amatrice è in grado di impiantare a sole 12 ore dal sisma, una cucina da campo sotto un tendone per poter servire almeno 600 pasti, per giunta con un minimo di menù diversificato.
I terremotati dell’Irpinia e del Friuli per non parlare degli alluvionati del Polesine, di qualche decennio e più addietro, rimasero isolati per giorni all’aperto senza nemmeno potersi riparare nelle macchine che non erano certamente così diffuse come oggi. E dovettero aspettare l’arrivo di camion che avevano raccolto viveri di vario genere presso i privati, da distribuire alle popolazioni ormai affamate oltre che stanche, avvilite e disperate.
L’assistenza agli indigenti a livello mondiale cominciò a prendere corpo e coscienza con i programmi mondiali di assistenza delle maggiori organizzazioni di assistenza internazionali.
Ma ecco che l’aiuto alimentare si trasformò in business per chi aveva i prodotti o riteneva di averli, per poter sfamare popolazioni sperdute in quelli che venivano chiamati “paesi in via di sviluppo” in sostituzione della iniziale e spregevole definizione di “Paesi sottosviluppati”.
È degli anni ‘70 la storia italiana di un imprenditore. Sulla scia degli Usa, aveva impiantato una piccola industria di prodotti liofilizzati con i quali sperava di conquistare il mercato italiano come avevano fatto gli Stati Uniti che addirittura li avevano impiegati per vincere una guerra in Europa. Ebbene visto il fallimento sul mercato interno, i liofilizzati furono impiegati per anni nella fornitura di aiuti alimentari a paesi che non solo non avevano gli acquedotti, ma neppure le fogne. Non si conoscono i risultati delle varie operazioni di aiuto alimentari e se i colpiti da dissenteria o coliche intestinali siano stati superiori agli individui salvati dalla morte per fame, ma è certo che l’impresa italiana sopravvisse per anni. L’aiuto fu gradito al donatore molto più che all’assistito!
Nel tempo la macchina degli aiuti alimentari si è andata sempre più trasformando e perfezionando per cui essa è pronta per tempo attraverso un’oculata programmazione delle forniture.
Non si aspetta certo che accada un terremoto o un’alluvione per ordinare i prodotti alimentari da distribuire, ma se ne fa una scorta, consistente, nei magazzini territoriali della Protezione Civile. Se, fortunatamente, non accade nulla di catastrofico, si provvede a rinnovarli prima che i termini di scadenza le rendano inutilizzabili. Ma non si può certo correre in aiuto degli sfollati con una busta di latte e mezza pagnotta di pane. Occorre diversificare i prodotti per comprendere tutta o quasi la gamma dei prodotti normalmente consumati da quelle popolazioni.
I tentativi estemporanei di inviare aiuti raccolti davanti alle parrocchie o nei comuni amici o da produttori munifici, sono stati prontamente bloccati dalle Autorità
Vi è il timore sotteso, che questo tipo di aiuti non controllato possa essere dannoso per la salute dei consumatori. Un caseificio aveva inviato nella zona di Amatrice un furgone carico di mozzarelle e ne avrebbe spediti altri se non fosse stato subito bloccato: giusta decisione per evitare picchi di colesterolo nei consumatori e sprechi alimentari per le mense ufficiali!
Vi è soprattutto il timore che gli aiuti non controllati riducano il ritmo delle forniture ufficiali con conseguenti proteste da parte dei fornitori. A conferma della regola generale che gli aiuti aiutano più chi li fa di chi li riceve.
Aiutare chi sta in difficoltà non è comunque solo un business, ma mette anche in pace con la propria coscienza coloro che li effettuano. Non si dimentichi, infine, che anche senza mandare il messaggino per donare qualche euro, ogni cittadino, pagando le tasse, ha permesso al Governo di organizzare al meglio, come ora in Abruzzo, la macchina degli aiuti alimentari alle popolazioni.