2018, Italia assorbita dalle polemiche sui 2 cent da pagare per i sacchetti sacchetti biodegradabili. Mercati rionali esclusi
Biosacchetti: la guerra delle buste per la spesa ultraleggere e biodegradabili avrà fine con il ritorno all’autarchica “retina” preparata con un certosino lavoro di uncinetto? Chissà.
O alla fine arriveranno le retine fatte con fili di plastica ultraresistente made in Prc (Cina per chi ancora non lo sappia!)?
Soprattutto sui social si è scatenata la polemica alla riapertura dei supermercati il 2 gennaio 2018 e somiglia all’assalto ai forni di manzoniana memoria. Le “grida” sono rivolte:
- sia ai governanti rei di aver emanato una norma per imporre una nuova tassa “nascosta”
- sia ai supermercati colpevoli di applicare una regola iniqua e ingiusta che comunque aumenta, anche se di poco il volume degli incassi.
- ma l’obbligo coinvolge anche le farmacie…
La norma sui biosacchetti riguarda:
- solo le buste di plastica in materiale ultraleggero con uno spessore inferiore a 15 micron
- utilizzate a fini di igiene o fornite come imballaggio per alimenti sfusi.
- prevede che siano pagate dai consumatori, prezzo medio 2 centesimi,
- ma viene lasciata facoltà ai consumatori stessi di usare i propri bag per il trasporto delle merci acquistate.
Mettiamo lo scontrino direttamente sui frutti…
Difficile ipotizzare che i consumatori acquistino frutta a verdura a pezzo e appongano lo scontrino su ogni pezzo, come peraltro alcuni hanno già fatto dandone testimonianza sui social.
Si andrebbe così contro le più elementari norme igieniche per l’acquisto di prodotti freschi alla rinfusa.
I competenti Ministeri hanno assecondato la polemica precisando che gli acquisti di frutta e ortaggi dovranno avvenire sempre con l’utilizzo di una busta biodegradabile, magari portata da casa, ma comunque nuova, utilizzata per la prima volta e non riutilizzabile.
Sono invece fuori dalle norme sui sacchetti biodegradabili:
- i sacchetti di polietilene ad alta densità per alimenti spessi 18 micron,
- i sacchetti per alimenti di polietilene a bassa densità spessi 35 micron (quelli della mozzarella),
- i sacchetti di polipropilene microforato per il confezionamento del pane spessi 30 micron.
Ma i mercati rionali sono esclusi
La frutta e verdura venduta nei mercati rionali vengono fornite in tale tipo di sacchetti e sono quindi esenti da qualsiasi obbligo.
Ci sarà lo zampino dei piccoli commercianti al dettaglio che hanno perso molta clientela che si è dirottata verso i supermercati? Potrebbe ora ritornare al mercato a kilometro zero attratta dal risparmio dei 2 centesimi per il costo della busta?
È la rivincita di coloro che hanno ancora scarpe grosse e cervello fino!!
Dopo la più che probabile diffusione della retina non arriverà magari anche la circolare ministeriale sulle modalità di utilizzo di questo primordiale mezzo di trasporto e sulle norme di pulitura dei prodotti trasportati con questo “bag”?
Proseguo anch’io in tono scherzoso 🙂 …
Che i sacchetti biodegradabili non siano veramente biodegradabili si sa (sono fatti con miscugli di plastica e amido in proporzioni diverse). Se da una parte sono meglio della plastica che rimane intera, comunque
rilasciano circa il 60-40% del loro peso in polvere di plastica, che non e’ biodegradabile. Allora io continuero’ ad andare dal mio fruttivendolo tradizionale, che mi mette la frutta (matura al punto giusto) dentro un tradizionale sacchetto di carta che posso inserire in una tradizionale sporta di cotone (o in una rete, perche’ no?). Costa apparentemente un po’ di piu’, ma c’e’ meno scarto ed e’ merce matura e freschissima, non palpeggiata dai clienti precedenti. Poi il fruttivendolo mi pesa la frutta, mi prepara la sporta e, gia’ che c’e’, mi presidia il quartiere. Evviva. (ops, mi sono fatta prendere dall’entusiasmo :-))
Elisabetta, il modello non fa una grinza!
per quanto riguarda la grande distribuzione…staremo a vedere!