“Tutti i cibi che fanno bene al cuore… 5 superfood contro la depressione…10 antiossidanti naturali…La dieta antistress”
Stanco/stanca di rincorrere l’ultima dieta salutistica? Stressato dai risultati dell’ennesimo studio scientifico sui grassi saturi e insaturi che fanno bene (o male) al cuore? E il burro: riabilitato o no?
Stop. Rilassati perché molti di questi studi sono poco attendibili. Al limite delle fake news.
“La ricerca sulla nutrizione è tra i campi più controversi della scienza”
Lo dice John Ioannidis, docente a Stanford (California), un esperto mondiale di affidabilità scientifica della ricerca. Uno dei più citati a livello internazionale.
Ha esordito oltre 20 anni fa con questo articolo: “Perché la maggior dei risultati della ricerca sono falsi? Il succo era che:
- meno della metà delle ricerche biomediche, pubblicate, era confermato da successive indagini
- di queste, il 40% era sconfessato dagli studi successivi.
Quindi dati non replicabili, il cuore di una ricerca scientifica. Un deficit ribadito nel 2016 da un sondaggio condotto su Nature.
L’ultima pubblicazione del professore greco-americano mette nel mirino un settore più specifico, la ricerca sul cibo, quella in campo nutrizionale. Dice che di sicuro
“La dieta ha effetti importanti sulla salute, ma la maggioranza delle sostanze nutritive e dei cibi ha effetti minimi o nulli”
Per molteplici ragioni.
Intanto gran parte degli studi citati e amplificati dai media deriva da osservazioni (dati osservazionali) piuttosto che da studi clinici controllati.
Altro difetto, non trascurabile, è che si tratta di
- studi condotti su piccoli campioni,
- in tempi troppo brevi
- con disegni sperimentali “disinvolti”.
Il risultato? Dati meno affidabili, poco chiari o attendibili.
Su questo terreno di coltura si innescano i conflitti di interesse finanziari e non (quindi ideologici) 
Cose che capitano e sono sempre accadute quando “il mercato è ricco”. Quello del cibo è enorme osserva Ioannis. Quindi:
- logico che l’industria tenti di promuovere i suoi prodotti anche “influenzando” la ricerca.
- che il ricercatore tenda a confermare le attese dell’industria che finanzia una ricerca.
- normale che le stesse opinioni dei singoli ricercatori (legate a una religione o al fatto di esser attivisti in certi movimenti) finiscano per influenzare quanto viene scritto in articoli di ricerca, editoriali, linee guida. Si chiamano pregiudizi.
Altri fattori ancora influenzano e possono distorcere i risultati e l’interpretazione delle ricerche condotte sul cibo:
- la competizione fra scienziati per pubblicare sempre di più. Magari guide che rappresentano le loro opinioni su una certa dieta: scalano le classifiche dei libri più venduti, ma non hanno basi scientifiche
- attenzione anche alle iniziative no-profit a favore di una sana alimentazione: danno visibilità agli scienziati, ma per reggersi occorrono importanti donazioni.
Il paradosso? La ricchezza di dati e la potenza di analisi statistica di cui oggi disponiamo può diventare un limite dice Ioannidis intervistato su Repubblica: “Abbiamo dei database così potenti che dentro c’è praticamente qualsiasi cosa e possiamo illuderci più di prima di aver trovato una relazione significativa. L’economista Ronald Coase diceva: “Se torturi i dati abbastanza a lungo, ti confesseranno qualsiasi cosa”.
Insomma una ricerca in crisi di credibilità proprio nel settore che più ci tocca: alimentazione e salute
Diffondere informazioni esatte è ora la sfida lanciata da Ioannidis con altri scienziati nel Manifesto-appello per una scienza riproducibile e attendibile.