L’agricoltura sovvenzionata fa male alla salute? I sussidi del governo Usa destinati a mais, soia, frumento, riso, sorgo, lattiero-caseari e carne finiscono per aumentare i rischi cardiometabolici dei consumatori?
Sì, secondo lo studio dell’Università di Atlanta (Georgia), Centers for disease control and prevention and prevention. Elaborazione 2016 di un’indagine federale effettuata dal 2001 al 2006 su oltre 10 mila adulti dai 18 ai 64 anni, età media 40 anni. Sì perché farebbe aumentare diversi parametri: indice di massa corporea, adiposità addominale, colesterolo, glicemia ecc. Solo la pressione sanguigna non sarebbe influenzata.
Dunque fanno male alla salute degli americani gli stessi prodotti che, peraltro, dovremmo produrre di più per sfamare il mondo…
Tutta colpa dei farmer e degli incentivi che ricevono per produrre cereali, oleaginose, carne e prodotti lattiero caseari?
Esiste in effetti un vistoso scollamento tra politiche agricole Usa e politiche di sostegno al consumo di frutta e verdura. Ricordate MyPlate la nuova dieta alimentare made in Usa?

MyPlate
Mentre Michelle Obama invitava gli americani ad evitare lo sciroppo di mais a base di fruttosio (contenuto in molti alimenti e bevande) e a consumare almeno il 50% di frutta e verdura il marito firmava un nuovo Farm Bill (piano di aiuti per l’agricoltura). Solo l’1% dei sussidi agricoli va a ricerca, produzione e commercializzazione di frutta e verdura.
L’idea che le politiche agricole stiano rovinando la salute degli americani guadagna dunque terreno. In realtà solo il 15% di quello che il consumatore paga per un alimento trasformato ad es. corn flakes, biscotti finisce nelle tasche degli agricoltori.
L’85% del costo del cibo non ha nulla a che fare con il prezzo delle materie prime. Confezionamento, trasformazione, trasporto e pubblicità fanno assorbono gran parte del prezzo pagato dai consumatori.
A volte la scatola di cartone, il packaging, costa più del contenuto secondo alcuni economisti.
Togliendo i sostegni agli agricoltori (peraltro già indebitati) l’alimentazione non sarebbe probabilmente più sana.
Molti esperti concordano: c’è bisogno di nuove idee per incentivare scelte alimentari più sane, quelle americane in particolare.
Qualcuno suggerisce di frenare l’attrazione “biologica” per il consumo di zucchero agendo sulla pubblicità di alcuni prodotti o tassando le bevande zuccherate come già fatto dalla città di Filadelfia. O il Messico con un calo delle vendite di prodotti zuccherati.
Il governo finanzia inoltre buoni alimentari per comprare cibo fresco nei mercati agricoli. E in diverse città degli Stati Uniti, i medici prescrivono frutta e verdura. Un buon punto di partenza per rimodellare le abitudini alimentari.